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“Nelle antiche tradizioni d’Oriente si dice che l’arte non nasce dall’intenzione, ma dal fluire dello spirito, come un soffio che attraversa il corpo senza chiedere permesso. Così scorrono le fotografie di Caterina Lodo: non come opere che vogliono trattenere, ma come eventi che accadono da sé, nel breve spazio di un respiro. Le sue immagini vivono in un confine sottile, dove la materia sembra disciogliersi nella luce, e la realtà sfuma nell’universalità.

C’è una bellezza che non chiede attenzione, la merita; una meraviglia che si rivela lentamente, nei margini, nei silenzi, nelle piccole epifanie quotidiane. Caterina fotografa come si scrive una lettera a mano: senza ansia di correggere, con l’umiltà dell’errore che si fa forma. Nata in Italia, cresciuta tra paesi diversi, ha scelto la via della lentezza, affidandosi a strumenti analogici come la Rolleiflex o la Mamiya, apparecchi che obbligano lo sguardo a posarsi e ad ascoltare. Non c’è ostentazione nelle sue fotografie: solo un lieve, costante sussurro. Animali spaesati, montagne che sembrano pensieri, interni che respirano come corpi addormentati. Ogni immagine è un frammento di un mondo che non chiede spiegazioni, solo presenza. Nel suo lavoro si intuisce il rigore nascosto del disegno antico e la leggerezza improvvisa dell’ironia; la malinconia dei paesaggi nordici e l’impercettibile vibrazione delle avanguardie. Ma è nella fragilità, nella luce imperfetta dell’esitante, che Caterina trova la sua vera lingua. Il suo sguardo poi, non proviene dall’accademia: viene dal cammino, dagli errori, dalle rivelazioni inattese.

Vive e lavora in Svizzera, ma il suo modo di vedere ha una storia più lontana, arriva da un luogo interiore dove tutto è ancora in tumulto, tutto è ancora possibile. Così, nel respiro invisibile che anima ogni immagine, si avverte una dolcezza che non è solo personale, ma universale: il segreto sussurrato di un mondo che ci chiama a contemplarlo, senza fretta.

In questa conversazione, Caterina ci invita a entrare nel suo universo visivo: un mondo fatto di calma nata dal caos, di ostinazione che si fa stile, di arte che si insinua nei gesti quotidiani, rivelando una poesia concreta, terrena, eppure leggera come un soffio…”

Estratto da “Quello che i fotografi non dicono” di Tobia Tonà